I nemici dei moltinpoesia
In una intervista del 13 ottobre 1983 trovo queste parole di Franco Fortini che mi paiono una intuizione del fenomeno che ho chiamato dei moltinpoesia. Ne sottolineo il brano che me l’ha fatto pensare. E rimando al discorso altrove svolto sull’ambivalenza dei comportamenti dei moltinpoesia nei confronti degli editori grandi e degli accademici [E. A.]
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D’Acunto su Rose Ausländer
AL VOLO
La parola poetica nasce dalla disperazione, anzi, trae alimento proprio dalla «disperata speranza» per cui «poetare / sia possibile ancora» , oggi che, passata la «notte in fiamme», gli alberi grondano sangue, c’è un «ammutolire d’usignoli» e i nostri stessi «morti / restano muti»11. Che non ci è dato di dimenticare i tragici «anni marchiati a fuoco [eingebrannt]», ossia la spietatezza di quelli che, con i «loro stivali», «calpestarono / l’arcobaleno»: «fulminarono tutte le stelle e la luna / perché non ci restasse alcuna luce»13 . Se, perciò, la «terra patria [Vaterland] è morta» e, nel senso che si è appena visto, è stata «sepolta / nel fuoco», è la parola ad offrirsi, invece, come la «terra madre [Mutterland]» sotto la cui protezione la poetessa «viv[e]». La parola che si nutre, appunto, di quel «respiro che significa / adesso [jetzt]», cui le «[s]telle sorridono» e che brilla di una luce che ciascuno «ha preso […] / dal proprio sogno»
(Da Giuseppe D’Acunto, 28. R/C Recensioni e critica Rose Ausländer: il fiore che sboccia nella parola, in “Ti con zero” http://venezian.altervista.org/RCRecensionicritica/28_D__Acunto_Auslander.pdf)
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Commento a “ORACOLO MANUALE PER POETE E POETI” di Laura Pugno e Giulio Mozzi*
Già definire Torquato Tasso «quasi come un esperto di marketing» dice dove andate a parare con questo “gioco” tutto garbato, tutto pulito, tutto studiato. Come da un’agenzia pubblicitaria.
Simpatici, ma resto della mia opinione: I poeti in tempo di guerra (e ora di coronavirus) non pensano abbastanza
P.s.
*http://www.leparoleelecose.it/?p=38640
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Moltitudine poetante Anno 2002/2
di Ennio Abate
Elencherò qui, con la schematicità propria di una breve nota, quattro ragioni che inducono oggi a riflettere su poeti e poesia alla luce del concetto (spinoziano) di moltitudine.
La prima riguarda l’evidenza sociologica del fenomeno degli «scriventi poesie» (Majorino): esso non è ricacciabile facilmente nell’epigonismo, normale “aureola” in passato dei pochi Grandi Poeti, perché sta dentro trasformazioni sociali di enorme rilievo a stento esplorate nei loro ambigui risvolti di servitù e di possibile emancipazione. […] La vastità lutulenta di questo mare magnum degli scriventi poesie stizzisce molti addetti ai lavori, che preferiscono attingervi con l’abituale colino delle antologie poetiche – come fanno, ad es., coi pregi e i limiti di un approccio universitario (pregi di strumentazione, difetti di elitarismo), gli autori di Parola plurale (Sossella, Roma 2005) – piuttosto che affrontarlo di petto e ragionarci su senza piglio snobistico.
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Da oggi 12 giugno 2020 riprendo a pubblicare POESIA E MOLTINPOESIA
Daccapo, in ordine cronologico e per brevi brani a partire dal 2002
Moltitudine poetante 2002/1
di Ennio Abate
Per “moltitudine poetante” intendo i tanti che si occupano o scrivono poesie in disparte, senza alcun mandato, isolati o in piccoli cenacoli e che di solito vengono indicati con etichette di comodo poco lusinghiere (sottobosco, sommerso, poeti part-time o della domenica, dilettanti).
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AVVISOIL blog “POESIA E MOLTINPOESIA” si è trasferito nel nuovo sito di “POLISCRITTURE”
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Giuseppina Di Leoraccomandazioni per la famiglia
31.12.013 – h.: 21,05
Proviamo a sparigliare un pensiero
di un concetto ribaltiamone insieme senso e logica
del dubbio proviamo certezza, quantunque viceversa
all’incrocio troveremo il sentiero. Continua a leggere
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Anna CiufoDa “Il nettare e la musa”
Anna Ciufo , dall’antologia “Il nettare e la musa” AA.VV. perVersi editore
EXUVIA
Divenimmo presto schiavi
quando una foglia fu eletta argine d’impudicizia.
Avvertimmo la pelle limite frustrante, guaina di ferro,
e in essa un corpo da comprimere.
Mutare, allora, fu salvezza: gonfiarsi dimenarsi,
spaccare il velo, abbandonarlo infine.
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Lucio Mayoor TosiDue poesie senza titolo
*
Dolore di pioggia nel sole, sentenzia il chirurgo scendendo dalla bicicletta. Sono tempi difficili questi, sai quelle vaschette di plastica nere dove puoi spezzettare con grazia l’hamburger di maiale, oppure quei due rapanelli made in Italy al pepe Muntok? Ecco, son quelli che ti stanno fregando. Non sembra ma è così. Togliti dal televisivo novecentesco, dal modaiolo européen! Smetterà di piovere e potrai sdraiarti dentro di te come facevano migliaia di anni fa i tuoi giovani antenati. E bada che anche questa poesia non si stia mettendo in posa: io e te, medico e paziente nell’anno 2014 di fianco alla bicicletta, tu che piangi e io che ti consolo parlandoti apertamente del cancro fascista della nuova sinistra. Dentro le case c’è solitudine, è dolore di pioggia, sale alle tempie e non sai che pensare, proprio adesso che rischi di morire per scadenza, povero, come quando finisce un concertino cretino (una domenica fuori dallo stadium, l’aeroporto di là dai tetti e giusto una nuvola). Sbadatamente. Continua a leggere
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SEGNALAZIONE“Boris Pasternak 30 poesie”tradotte da Paolo Statuti
tradotte da Paolo Statuti
Boris Pasternak, 30 poesie, Traduzione e nota biobibliografica di Paolo Statuti. Prefazione di Claudia Scandura, CFR 2014
Autore di primo piano nella letteratura del ‘900, anche se la sua fortuna letteraria e il suo successo è dovuto a una serie di eventi fortunati che ruotano intorno alla sua maggiore opera (il noto romanzo Il dottor Živago – in russo: До́ктор Жива́го pubblicato per la prima volta il Italia nel 1957 e dal quale fu tratto nel 1965 anche un celebre film diretto da David Lean). Continua a leggere
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Antonio SagredoPoesie giovanili
Figure e maschere
Di metallo etrusco era tutto il cielo
e l’orizzonte colmo di un vento romano scabro.
Donava la terra ai volti parvenze d’oro,
fulvo era il cuore del sole ferito dal ramarro.
Radici di miele e sciami di madrepore giganti
ornavano una fievole menzogna sulla soglia.
L’Ospite giunse con occhio di re,
e polvere di rame e vigna maturata la scia
di baci rossi scodinzolante
coda di levriero. Continua a leggere
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Ennio AbateLa mia giovane sposa feriale
da Reliquario di gioventù, inediti in lavorazione
*
smetta i suoi occhialini di bontà
m’osservi bene
mangio la mela che lei ruba per me
da una mensa aziendale
neppure i piccioni si scansano se passo
medito il grande ideale nelle latrine
qui sul fondo del bidone metropolitano
per noi due manco un’animella tagliuzzata c’è
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Francesco Di StefanoObbama a Roma
Vedenno Obbama accanto ar Fiorentino
ner mentre fanno la dichiarazzione
m’è parzo de tornà un momentino
ar tempo dell’America padrone
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Alessandro De SantisPoesie da “Metro C”
Graniti
Ore 09,20. Un lupo mannaro o forse Kappler
Tutto il giorno aveva camminato sul ciglio
[della strada
contava i passi e li classificava
e poi passava agli organi, alle carni
la lingua lastricata e le sue selci
intrise del sudore del non dire
Aveva infilato le mani chiuse a pugno nelle tasche
ed era risalito sin dentro alla campagna
Fatto inventario dei pali dei filari
piantati come croci, sporcato la punta
delle scarpe nello stabbio
Ore ed ore si era soffermato,
intere ere geologiche e crisi di governo
prima di vedere quella farfalla posarsi
sulla rete metallica del suicida
Senza dote di stelle lo raggiunse brusca la notte
gli aprì la bocca come a prender fiato.
Vide l’esatto diametro del cuore umano
e pensò che fosse proprio una bella
giornata per ricominciare, per un attacco aereo
negli occhi ancora il rapinoso schianto di quando
quel ponte se n’era sparito ghiotto.
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Annamaria MoramarcoVita
Sono in attesa di salpare
e intanto vivo
vivo intensamente
né mi rallenta la corsa
sapere che non resterà altro di me
se non l’amore.
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