I nemici dei moltinpoesia

In una intervista del 13 ottobre 1983 trovo queste parole di Franco Fortini che mi paiono una intuizione del fenomeno che ho chiamato dei moltinpoesia. Ne sottolineo il brano che me l’ha fatto pensare. E rimando al discorso altrove svolto sull’ambivalenza dei comportamenti dei moltinpoesia nei confronti degli editori grandi e degli accademici [E. A.]

E in campo letterario [chi sono oggi i tuoi nemici oggi]?

Penso a coloro che hanno poteri nell’editoria, a coloro che attraverso gli apparati editoriali hanno compiuto e deciso, di fatto, un energico richiamo all’ordine. Vale a dire: basta con questa idea della poesia per tutti, introduciamo dei buoni ordini, riprendiamo in pugno la situazione e selezioniamo. Così hai nella parte bassa della piramide i giovani poeti, la lotta, un cieco duello al buio, tutti accoltellano tutti, camminano sui cadaveri, mentre a mano a mano che si sale nella piramide i modi diventano più urbani, fino a che su, in alto dai tremila ai trecento, dai trecento ai trenta, dai trenta ai tre, si parla rarefatto, si è estremamente cortesi, ci si esprime solo con voci soavi. Le cose stanno così e allora oggi, molti giovani che scrivono versi si sentono in un certo senso traditi, anche se poi è venuta su una generazione di gente scafatissima e bravissima, per cui capire all’interno di questi qui l’autentico e il non autentico è un lavoro asperrimo, sono persone molto abili.

(da “Un dialogo ininterrotto. Interviste 1952-1994”, pag. 296, Bollati Boringhieri, Torino 2003)

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