I.
E’ certo – quantomeno altamente probabile – che questo nostro mondo finirà. Soltanto, non sappiamo quando e in che modo. Come si pone la Poesia di fronte a tale evento? Facciamo un passo indietro chiedendoci – ma l’interrogativo segnala solo una curiosità tutto sommato inutile – se finirà per “ morte termica “ ovvero perché sommerso da un nuovo e definitivo diluvio ovvero carbonizzato a seguito di un gigantesco incendio ( la c.d. ekpurosis ). Se verso la prima soluzione ci spinge il secondo principio della termodinamica, le altre due sono attestate egualmente dalla tradizione. Della fine a causa del fuoco parla, ad esempio, il Dies irae ( “ Solvet saeculum in favilla…” ). Quest’ultima – a quanto riferisce Seneca ( Questioni naturali III,29,I ) –era anche l’opinione di un certo Berroso,astrologo babilonese. Continua a leggere
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Giorgio MannacioLa poesia alla prova del fuoco. (Tentativo di interpretazione di un aforisma di Nietzsche )
(Tentativo di interpretazione di un aforisma di Nietzsche )
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Giorgio MannacioPoesie
Una mano febbrile ha cancellato
con calce spenta l’interrogativo
Ma sempre splende sulla città sbilenca
e i fantasmi violetti di un corteo
enorme e piatto il sole dell’avvenire.
Dietro sferraglia un treno di breve viaggio
tra rottami e papaveri,
tra sonnolenza e sogni.
Chi semina nel vento
raccoglierà fiori un giorno
sul sangue, sulla ruggine? Continua a leggere
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Giorgio MannacioPoeta primate e Poeta sapiens (intromissione tra Poeta e Samizdat)
Ospito volentieri queste considerazioni di Giorgio Mannacio, che prendono spunto autonomamente dal dialoghetto n.2 tra Samizdat e Il Poeta esodante (qui). Preciso soltanto che ‘samizdat’ è, sì, termine russo che vuol dire ‘fatto in proprio’ e ‘autoedito’, ma Samizdat è per me soprattutto figura del dissenziente marcatamente politico (come lo erano gli autori dei fogli clandestini ai tempi dell’Urss) e che tale istanza poltica cerca di far valere rispetto a quella più estetico-interiore del Poeta esodante. [E.A.]
Per molte ore sono stato indeciso se inserirmi nel dialogo “di sapore antico“ tra Poeta esodante e Samizdat (che, se non sbaglio significa: edito in proprio). Mi sono deciso a farlo rilevando che qualche idea in proposito l’avevo già espressa in due miei precedenti interventi mandati ad Ennio Abate (poeta o samizdat ?) dal titolo «Poesia e polis» e «Poesia come oggetto». Non mi è sembrato che ad essi sia stato dato un riscontro diretto. Penso che in quegli scritti non ebbi a dare riferimenti sufficientemente espliciti ad alcuni passaggi del mio pensiero e, dunque, il rilievo di oggi non ha intenti polemici. Ne chiarisco alcuni tratti essenziali. Continua a leggere
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Poesie sulla luna
Per dare evidenza ai testi che continuano ad arrivare sposto in primo piano il post. [E.A. 31 ag. 2013]
Dopo che Emilia Banfi ha dichiarato:”Io abito la luna” (qui) e Giorgio Linguaglossa ha invitato a “ricominciare a scrivere poesie alla luna, parlare alla luna, diventare un po’ lunari e lunatici”, mi è stato proposto di dedicare questo post a quanti vogliono cimentarsi sul tema. Vi pubblicherò tutte le poesie che m’invierete. [E.A. 27 ag. 2013]
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Giorgio Mannacio, Su “Come leggere e interpretare la poesia”.
Linguaglossa ed altri (qui). I miei rilievi – che vogliono essere osservazioni su singoli
punti (precisazioni, dubbi, aperture su orizzonti paralleli etc.), nella
ritenuta impossibilità di una sintesi esaustiva – seguiranno,più o meno
fedelmente,l’ordine che hanno assunto,nel blog, i vostri contributi.
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